Telegrafica sintesi della vita del Centro Studi della Van Baganza

Il felinese prof. don Antonio Moroni nel 1973 pensa ad uno strumento che, con la lucida ed efficace disciplina di un organismo para o semi-universitario, sia in grado, poco alla volta ma con tenace acume, di giungere a creare una coscienza di Valle, cioè la consapevolezza responsabilizzante che il cordone naturale costruito dal torrente Baganza dalle sorgenti alla foce deve essere prima conosciuto in tutti i suoi aspetti e poi gestito con creativo rispetto: Dà così vita a quello che ancora oggi si denomina “Centro Studi della Val Baganza”. In questa denominazione è già presente il lievito che nel successivo 1975 comincia a far fermentare la riscoperta e la valorizzazione della Val Baganza, e pronta arriva l’adesione di colui che ne sarà il primo presidente, il prof. Giorgio Zanzucchi, titolare dell’Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia dell’Università di Parma. A lui viene data carta bianca per arruolare un plotone di esperti in ambito universitario e di volontari già attivi sul territorio. E così, accanto all’ideatore prof. don Moroni, anima culturale del suo natìo Felino, vengono ingaggiati il prof. Filippo Abelli e il dott. Pio Sgarbi, artefici del già efficientissimo Centro Ecologico Culturale (CEC) di Calestano, ed il geom. Enzo Bovaja che in Comune di Terenzo ha costituito nel luglio 1976, con la lungimirante tenacia che gli è solita, l’Associazione Comunità di Terenzo; da ultimo il sottoscritto Pietro Bonardi, perché ci sia anche una voce, benché molto abile a fare silenzio, di Sala Baganza. Il drappello degli arruolati inizia a tessere trame di progetti in incontri presso l’Istituto di Geologia o anche in zone decentrate come Calestano per arrivare a costituire un Consiglio direttivo ed a fondare delle sedi locali con relativo presidente, e soprattutto per definire uno statuto e trovare una voce che parli a tutti gli abitanti della Valle anche fuori dai dotti recinti delle elucubrazioni teoriche. Lo Statuto è pronto nell’agosto del 1976 e chissà in quale esatta data si decide di dar vita ad una pubblicazione scientificamente ponderata e giornalisticamente appetibile. Entra così in scena lo stabilmente “numero unico” Per la Val Baganza, alimentato dalla fantasia creativa dei redattori, ma soprattutto dalla via crucis dei volontari questuanti di pubblicità per offrire a prezzo appetibile un prodotto di solido valore culturale.

Proposte e impegno sono ufficializzati nel testo dello Statuto che occupa le pagine finali del primo numero di Per la Val Baganza (venuto alla luce in 56 pagine il 30 luglio 1977) e che subito dopo circola in un fascicolo di 8 pagine, ma riceverà la notarile investitura ufficiale solo il 23 aprile 1985 ad opera del dott. Alessandro Borri e con l’avallo di Antonio Moroni, Giorgio Zanzucchi, Enzo Bovaja, Filippo Abelli, Pio Sgarbi, Vittor Ugo Canetti, Mario Cagna per Berceto, Giovanni-Pietro Bernini, Vincenzo Banzola, Daniela Dagli Alberi, Pietro Bonardi e Calisto Longhi.
Il Baganza dona acqua, ma crea anche problemi della sua gestione, in termini di quantità e di qualità, ed allora il Centro Studi organizza un apposito convegno a Calestano il 20 e 21 marzo 1981, che si rivela ricco di progetti e di promesse... scarsamente mantenute. 
Intanto Per la Val Baganza diventa sempre più ricca ed accattivante fino al 1992, quando si presenta forte di 664 pagine, ma anche con un pesante dilemma in apertura: Addio o arrivederci
Ed in effetti per quattro anni Per la Val Baganza rimane in letargo, ma non lo rimane il Centro Studi che comincia a produrre “quaderni” monografici, inventa nel 1995 il Valbaganzario o della Val Baganza il calendario e dà corso stabile ai Duepomeriggi autunnali dedicati in origine agli insegnanti. Poi nel 1996, la risurrezione grazie alla disponibilità dell’editore Sergio Scaffardi. Infine nel 2004 senza sussulti e senza proclami passa, e tuttora sta prosperando, sotto le cure dello Studio Guidotti ed in particolare della solerte genialità grafica di Gian Marco Caraffi.

 

Pietro Bonardi
Presidente Centro Studi della Val Baganza